Glossario delle terapie

L’agopressione si basa sulla filosofia della medicina cinese tradizionale (TCM). Come per l’agopuntura, sui meridiani vengono stimolati determinati punti, attraverso cui può essere influenzato il fluire del Qi. A differenza dell’agopuntura, per l’agopressione non vengono utilizzati aghi, bensì il terapista stimola i punti con la punta delle dita o con il pollice.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il termine agopuntura deriva da acus (= ago) e punctura (= puntura).

Questo metodo di cura che ha oltre 5000 anni proviene dalla Cina ed è uno dei più importanti campi specifici della medicina cinese tradizionale (TCM). In base ai principi filosofici del taoismo, alla teoria dei 5 elementi, ai cicli energetici (meridiani) e ai singoli punti di agopuntura, vengono applicati degli aghi per correggere gli squilibri energetici. L’applicazione degli aghi influenza il flusso del Qi (energia vitale). I meridiani e i punti di agopuntura sono in un rapporto energetico con gli organi e i sistemi di organi; sui meridiani vi sono numerosi punti attraverso i quali può essere stimolato il fluire del Qi.

L’agopuntura può risolvere un blocco del Qi e favorirne lo scorrere indisturbato.

Come variante dell’agopuntura classica, gli aghi vengono anche sostituiti da luce coerente (laser) e dai colori (applicazione dei colori sui punti di agopuntura).

Origine: Guida alle terapie EGK

Nell’arteterapia si lavora principalmente con mezzi dell’arte figurativa, tra cui pittura o disegno, raffigurazioni plastiche e sculture o anche fotografia. Grazie a questi mezzi, i pazienti in terapia possono esprimere immagini interiori ed esteriori, sviluppare le loro capacità creative, ampliare i loro margini d’azione, formare le percezioni sensoriali e creare possibilità di soluzione.

I primi approcci di arteterapia sono correlati allo sviluppo della medicina antroposofica. Alla base della visione dell’uomo sta la suddivisione in spirito, anima e corpo (pensiero, sensazioni, volontà).

L’arteterapia si distingue da altre forme di terapia poiché oltre al rapporto terapeuta – paziente entra in gioco un terzo elemento: il mezzo artistico. Tra i punti di riferimento terapeuta – paziente – mezzo (opera) si crea un triangolo di rapporti che nella letteratura dell’arteterapia viene definito come triade arteterapica. Perciò per la pratica arteterapeutica sono importanti tre livelli e i loro rapporti reciproci: la realizzazione artistica dell’opera, il rapporto tra terapista e paziente, nonché l’osservazione dell’opera e del suo effetto.

Negli ultimi anni, l’arteterapia è diventata, nei concetti di cura clinico-medici, parte integrante dell’offerta psico-sociale nella medicina stazionaria e ambulante, nonché nel settore della prevenzione, della medicina acuta (ad es. elaborazione e superamento della malattia) e della riabilitazione. Serve per la prevenzione della malattia, il superamento acuto della malattia e la riabilitazione. Il campo d’impiego spazia attualmente dalla psichiatria alla psicosomatica, oncologia/ematologia, pediatria (sociale) fino alla neurologia e geriatria.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il metodo Tomatis parte dall’interazione di orecchio, corpo, voce e psiche. Al contrario degli occhi, le nostre orecchie sono sempre aperte. Noi ascoltiamo sempre. Eppure non percepiamo sempre tutto consciamente perché non sempre ascoltiamo.

Una parte del nostro orecchio interno è l’organo dell’equilibrio che influisce sui singoli muscoli del corpo e ci aiuta a orientarci nello spazio. Eventuali difficoltà nel relativo campo di frequenza possono avere influssi gravi sul nostro sviluppo del movimento, sulla postura, le sensazioni fisiche e sui processi di movimento grossolani e fini.

Il Prof. Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra e foniatra, studia da decenni l’interazione tra orecchio, corpo, voce, lingua e psiche. La sua constatazione costituisce la base del metodo Tomatis: qualsiasi espressione sonora – sia essa nella lingua, nel canto o su uno strumento – rispecchia l’abitudine di analisi e controllo dell’orecchio. Egli sviluppò un concetto di terapia che imita lo sviluppo dell’ascolto nelle sue diverse fasi. Importanti ausili sono l’orecchio elettronico, un apparecchio per il training uditivo estremamente differenziato che viene collegato tra il registratore e la cuffia, e le speciali cuffie con auricolari e un vibratore che trasferisce il suono sulle ossa, evitando così la membrana del timpano. Agli interessati viene effettuata una valutazione del personalissimo modo di ascoltare mediante test uditivi, ulteriori chiarimenti e una conversazione. Il metodo Tomatis è adatto in caso di ritardi e disturbi dello sviluppo, problemi di apprendimento, difficoltà scolastiche, problemi di comunicazione, problemi di memoria e concentrazione, grande facilità a stancarsi, disturbi comportamentali, aggressività e per migliorare il modo di parlare.

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La psicologia biodinamica / biodinamica è una terapia corporea su base neoreichiana (secondo la tradizione di Wilhelm Reich). Si basa sul presupposto che l'uomo forma un'unità nella sua espressione fisica, mentale e spirituale e mira a riportare l'uomo a contatto con la sua integrità e vivacità originaria.

La biodinamica risale alla psicologa e fisioterapista norvegese Gerda Boyesen (1922-2005). Basandosi sui principi elaborati da Sigmund Freud e Wilhelm Reich, Gerda Boyesen sviluppò negli anni Cinquanta e Sessanta in Norvegia un proprio metodo terapeutico. Nel 1968 si trasferì a Londra, dove nel 1974 fondò un suo istituto di formazione. Oggi, la biodinamica è diffusa in tutta Europa. In Svizzera, è dal 1986 che esiste l’associazione professionale Biodynamik Schweiz BBS, che si assume il compito di organizzare e coordinare formazioni e corsi in biodinamica.

Un elemento fondamentale nell’opera di Gerda Boyesen è rappresentato dalla scoperta del ruolo determinante del sistema vegetativo nervoso nell’elaborazione dell’esperienza psicologica. Al centro di essa funge l’intestino e il suo sistemo nervoso, il cosiddetto sistema nervoso enterico: l’intestino non è deputato alla digestione dei soli alimenti, ma anche dello stress psicologico ed emotivo. Gerda Boyesen definì questo processo “psicoperistalsi”. Il sistemo nervoso enterico viene per questo motivo definito anche come il “secondo cervello nella pancia”.

Un mancato equilibrio tra corpo, mente e anima porta a disarmonie e a conseguenze a livello fisico, emozionale e mentale. Questo disturbo si materializza nella modifica della tensione dei strati di tessuto del corpo. L’obiettivo di una terapia biodinamico è quello di risolvere i blocchi psicologici e fisici del paziente tramite differenti trattamenti del corpo e colloqui di accompagnamento. Il trattamento della tensione corporale ha come scopo quello di rimettere gli strati in omeostasi. Quello permette al cliente di percepire di più il flusso energetico liberato nel suo corpo e di ritrovarela coscienza della sua integrità originaria.

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La terapia di biorisonanza è un processo di regolazione biofisico che lavora con le oscillazioni o le informazioni. Le informazioni utilizzate derivano da un lato dai campi di oscillazione elettromagnetici del corpo trattato (segnali propri dell’organismo), dall’altro vengono utilizzati anche segnali terapici complementari (oscillazioni di colori, pietre preziose, toni, medicinali ecc.).

Questi segnali vengono adeguati alle esigenze dell’organismo da trattare, in base a una precisa diagnosi individuale. Solo così gli impulsi ultrafini possono scatenare mediante gli effetti di risonanza una grande azione nell’organismo. I meccanismi di regolazione bloccati ricominciano a funzionare perché il corpo riconosce i segnali terapici come “linguaggio proprio” e può utilizzare le informazioni per sé.

I fondatori di questo procedimento sono stati il Dr. Franz Morell e l’ingegnere elettronico Erich Rasche. Negli ultimi 25 anni, il metodo è stato perfezionato e migliorato da diversi medici e terapisti. La biorisonanza è idonea – almeno come terapia complementare – per tutte le malattie in cui i meccanismi di regolazione propri dell'organismo non funzionano più correttamente.

Origine: Guida alle terapie EGK

Bowtech è una tecnica olistica per muscoli e tessuto connettivo che utilizza prese delicate su diverse strutture tissutali come tendini, legamenti o fascia per attivare la capacità del corpo di autoregolarsi. Le speciali prese aiutano il corpo a ritrovare l'equilibrio, stimolano la circolazione sanguigna e linfatica, sciolgono le tensioni e favoriscono il benessere generale.

Bowtech risale all'australiano Tom Bowen (1916-1982), che sviluppò questa tecnica negli anni Sessanta. Bowen era un falegname e un medico profano e acquisì conoscenze anatomiche da libri e scambiandosi con massaggiatori. Sviluppò il suo metodo osservando e facendo trattamenti a colleghi e atleti. Iniziò con i trattamenti a casa di amici e aprì in seguito il suo studio. All'epoca Tom Bowen si definiva un osteopata. Tuttavia, non è mai stato accettato nella federazione degli osteopati, perché il suo metodo si differenziava notevolmente dall'osteopatia classica. Piuttosto, Tom Bowen era considerato il creatore di una nuova terapia. Le sue conoscenze vennero trasmesse solo a pochi studenti.

Uno di loro era Oswald Rentsch, che insieme alla moglie Elaine fondò la Bowen Therapy Academy of Australia nel 1987 e si impegnò a far conoscere il metodo in tutto il mondo. Ancora oggi i due insegnano in molti paesi. Il Bowtech viene ormai praticato e insegnato in oltre 30 paesi ed esistono 22 accademie nazionali. Manfred Zainzinger ha diffuso Bowtech in Europa, soprattutto nelle regioni di lingua tedesca, ed ha fondato la Bowen Academy Europe. È attivo come istruttore in Svizzera, Austria, Germania e altri paesi.

Esistono vari modelli per spiegare la modalità d'azione di Bowtech. Un approccio sostiene che Bowtech induca il corpo a riorganizzarsi attraverso la sua memoria cellulare per recuperare il suo stato di salute naturale e sano. Le precise prese di un trattamento Bowtech stimolano i recettori del sistema nervoso periferico, che trasmettono sia stimoli sensoriali che dolori al cervello. Questi recettori si trovano nel tessuto connettivo, nei muscoli, nei tendini, nei legamenti e nella fascia, un guscio simile al tessuto connettivo che circonda le ossa, i muscoli e gli organi, collegandoli e separandoli.

In caso di lesioni al corpo, i muscoli circostanti si irrigidiscono per proteggere la parte lesa del corpo. Se questa condizione persiste per un periodo di tempo più lungo, nella fascia possono crearsi delle aderenze, il che limita il flusso sanguigno e la mobilità del tessuto affetto. Con ogni presa Bowtech, il tessuto viene irritato e stimolato con poca forza, facendo sì che il corpo si riorganizzi attraverso la sua memoria cellulare. Questo fa sì che le aderenze nella fascia si riducano. Di conseguenza, i muscoli si rilassano e il sistema linfatico e nervoso viene stimolato.

Un altro modello è quello della risonanza. Secondo questo modello, i movimenti di rotolamento della presa Bowtech generano un modello di vibrazione che ha lo scopo di portare tutto il corpo in una gamma di frequenza sana e di equilibrare il sistema nervoso autonomo. Questo modello suggerisce l'idea che i problemi di salute nel corpo siano dovuti a delle vibrazioni disarmoniche.

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Gli impacchi, o compresse, vengono utilizzati nell'ambito dell'idroterapia e prevedono l'avvolgimento di determinate parti del corpo. I termini impacco e compressa indicano lo stesso metodo.

L'utilizzo dell'acqua a scopi terapeutici vanta una lunga tradizione. Si ritiene che la pratica dei bagni d'acqua fredda, diffusa in Egitto, sia stata introdotta in Grecia da Pitagora (570 a.C.), mentre è noto l'impiego di sorgenti di acqua calda e bollente presso le terme romane. Dopo la caduta dell'Impero Romano la cultura delle terme perse tuttavia importanza e durante il Medioevo i piaceri del bagno vennero addirittura proibiti dalla Chiesa. Durante il Medioevo, l’uso dei bagni pubblici non solo era destinato al piacere del bagno, ma anche a trattamenti come la coppettazione, il salasso o la rimozione di denti. Questi solitamente venivano eseguiti dal cerusico, che era inoltre l’operatore del bagno pubblico. Con la comparsa della sifilide nel XVI secolo, la popolarità dei bagni pubblici subì un brusco contraccolpo dovuto alla convinzione generale che fosse l’acqua a trasmettere le malattie infettive. In realtà erano soprattutto le cattive condizioni igieniche durante i microinterventi chirurgici a contribuire alla diffusione di malattie all’interno dei bagni pubblici. Nel XVIII secolo Siegmund Hahn (1664-1742) e soprattutto suo figlio Johann Siegmund Hahn (1696-1773), detti “i medici rubinetto”, diedero vita alla moderna idroterapia. I loro metodi vennero ulteriormente sviluppati dal naturopata Vinzenz Priessnitz (1799-1851), a cui risalgono molte delle applicazioni odierne, tra cui i cataplasmi freddi completi sul corpo o parziali. La loro opera fu portata avanti dal teologo Sebastian Kneipp (1821-1897). Il termine “Umschlag”, poi tradotto in italiano con “compressa”, fu coniato da Priessnitz, mentre a Kneipp si deve il termine “Wickel”, in italiano “impacco”.

I procedimenti ideati in quell'epoca oggi vengono impiegati nel trattamento di varie patologie, sia da massaggiatori medici e naturopati che nella campo della medicina tradizionale.

L'acqua ha la particolare capacità di trasmettere il freddo e il calore e, se impiegata adeguatamente, può stimolare il metabolismo, migliorare l’irrorazione sanguigna e influenzare positivamente la respirazione, l'attività cardiaca, il tratto gastro-intestinale e il sistema nervoso.

Gli impacchi, o compresse, agiscono sul bilancio termico del corpo, sul sistema nervoso, sulla circolazione sanguigna, sul metabolismo, sull'attività epidermica e sull'eliminazione delle sostanze che stanno all'origine delle malattie. Gli impacchi sono indicati per uso topico. Un panno di lino viene immerso in acqua e successivamente strizzato, leggermente o con forza, in base allo scopo della terapia, per essere poi steso sulla parte del corpo interessata. Gli impacchi freddi sottraggono calore al corpo, alleviando febbre e infiammazioni, mentre gli impacchi caldi stimolano l'irrorazione sanguigna e il metabolismo e contrastano l'ipotermia.

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La cromopuntura (trattamento superficiale cromatico ideato da Peter Mandel) è una tecnica terapeutica indolore che prevede l’irradiazione di punti o aree cutanee con luce colorata.

I colori vengono da sempre associati a determinati sentimenti, significati o funzioni. Fin dalla notte dei tempi essi vengono impiegati per la decorazione degli ambienti. I colori erano utilizzati nei rituali e nelle cerimonie e avevano funzione tanto di protezione quanto di offesa. Gli abiti gialli in Cina potevano essere indossati esclusivamente dall’imperatore, mentre nell’antico Egitto i colori erano considerati rimedi curativi magici. Nel quadro della dottrina delle segnature della medicina tradizionale europea e della medicina popolare, a ciascuno dei colori veniva associato un determinato effetto, ad esempio si deduceva che i frutti rossi contribuissero alla formazione di sangue.

A partire dal 1666, anno in cui Isacco Newton scoprì che la luce solare è composta dalla somma dei colori rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola, molti scienziati analizzarono gli effetti della luce con colori e lunghezze d’onda differenti sull’organismo. Anche Johann Wolfgang von Goethe si confrontava con le proprietà dei colori: sua è la teoria dei colori che viene classicamente tematizzata nell’antroposofia. Basandosi sulle cognizioni fisiche dello spettro cromatico, nonché sulle conoscenze della medicina tradizionale cinese in ambito di meridiani e punti di agopuntura, il naturopata tedesco Peter Mandel (nato nel 1941) ideò negli anni Ottanta la cosiddetta medicina esogetica, ovvero un vasto sistema che include numerosi metodi diagnostici e terapeutici, tra cui la cromopuntura.

La cromopuntura combina le conoscenze della teoria dei meridiani della medicina tradizionale cinese e l’applicazione di luce colorata come rimedio terapeutico. Secondo Peter Mandel i meridiani costituiscono un “sistema conduttore della luce”: la luce colorata irradiata in corrispondenza di determinati punti di agopuntura e aree cutanee raggiunge gli organi e gli apparati corrispondenti attraverso i meridiani. La cromopuntura è inoltre supportata dalla teoria secondo cui le diverse lunghezze d’onda della luce colorata non solo dispongono di un diverso contenuto di energia, ma contengono anche informazioni differenti. Le informazioni immesse in maniera mirata nell’organismo per mezzo della luce colorata trasmettono il proprio movimento oscillatorio alle cellule, riequilibrando un’eventuale disarmonia del loro ritmo vibratorio.

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La cromoterapia si basa sull’idea che ogni colore ha una determinata caratteristica che tocca sia il corpo, sia l’anima.

Esistono diverse forme di cromoterapia e i colori vengono impiegati in modi diversi a seconda del tipo di terapia. La terapia può essere praticata con nastri colorati, mediante massaggi con oli colorati, con alimenti di un determinato colore, ma anche mediante l’irraggiamento della pelle con luce colorata (cromopuntura).

La cromopuntura è una terapia molto efficace e comprovata mediante cui speciali colori e ombre grigie vengono immessi nel corpo attraverso la pelle, per punti o su tutta la superficie. Attraverso il sistema di luce del corpo, le energie di oscillazione provocano una regolazione compensativa delle informazioni nei punti in cui si trova la causa di un carico.

Origine: Guida alle terapie EGK

L'elettroterapia, uno dei metodi utilizzati in fisioterapia, consiste nella trasmissione di correnti elettriche di diversa frequenza all'organismo, o ad alcune sue parti, con l'ausilio di apparecchiature elettroniche allo scopo di curare determinate malattie.

L'efficacia terapeutica delle correnti e dei campi elettrici è nota da tempo: nell'antichità le anguille elettriche venivano ad esempio impiegate nel trattamento di patologie quali la gotta, l'artrite e la cefalea. Verso la metà del XVI secolo vennero realizzate le prime "macchine per elettrizzazione", per mezzo delle quali era possibile generare artificialmente scintille elettriche. A partire dal 1730 le riviste scientifiche riportano regolarmente notizie di esperimenti e progressi nel settore dell'elettricità. Nel 1743 il medico e naturalista tedesco Johann Gottlieb Krüger (1715-1759) pubblicò un saggio sull'impiego dell'elettricità a scopi terapeutici, riferendosi principalmente ai successi ottenuti nel trattamento delle paralisi. Numerosi medici e naturalisti, tra cui Luigi Galvani (1737-1798) e Michael Faraday (1791-1867), nel corso degli anni approfondirono lo studio delle possibilità terapeutiche legate all'uso della corrente elettrica, creando le basi dell'elettromedicina attraverso la loro attività di sperimentazione. Nel 1855 Guillaume-Benjamin Duchenne (1806-1875) sviluppò elettrodi in grado di concentrare la corrente elettrica su aree del corpo ben definite. Determinante ai fini dell'odierna elettroterapia fu inoltre il costante miglioramento degli apparecchi utilizzati.

Oggi l'elettromedicina viene impiegata pressoché in tutti gli ambiti clinici. L'elettroterapia è una branca dell'elettromedicina e fa parte dei metodi di trattamento fisioterapeutici.

L'elettroterapia può essere a bassa, media e alta frequenza. La tensione viene generata mediante speciali apparecchi e trasmessa al corpo attraverso elettrodi immersi in acqua o collocati direttamente sulla pelle.

La corrente elettrica espleta un'azione analgesica sul corpo e favorisce l'irrorazione sanguigna. A seconda del metodo terapeutico applicato, il trattamento può contribuire a un rilassamento dei muscoli o, al contrario, può esercitare stimoli eccitomotori.

Il flusso di corrente scorre agevolmente lungo i vasi sanguigni e linfatici, grazie alla loro buona conduttività, mentre le strutture più profonde difficilmente vengono raggiunte. Altri buoni conduttori di corrente sono il fluido cerebrospinale, l'urina, gli organi interni e la muscolatura. Al contrario il tessuto adiposo, le capsule articolari, i tendini, le ossa e determinati nervi sono cattivi conduttori, mentre i capelli, le unghie e gli strati callosi cutanei sono invece isolanti.

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Lo sviluppo effettivo ebbe inizio con un corso di formazione per i medici tenuto nel 1921 da Rudolf Steiner. L’euritmia terapeutica è una terapia di movimento che è stata modificata sulla base dei movimenti del suono (euritmia) per l’organismo malato. Grazie a uno sviluppo statico continuo, l’euritmia terapeutica è diventata un elemento terapeutico essenziale all’interno della medicina antroposofica ampliata. Un trattamento di euritmia terapeutica è già sensato in caso di predisposizione alle malattie, come misura profilattica o per migliorare la costituzione. I principali campi d’impiego sono però le malattie acute o croniche o anche la preparazione o la terapia supplementare dopo le operazioni.

Per un medico con orientamento antroposofico, le possibilità di euritmia terapeutica costituiscono un’integrazione fondamentale ai trattamenti medicinali.

Origine: Guida alle terapie EGK

L’eutonia (dal greco “eu” = armonico, “tonos” = tensione) Gerda Alexander è una programma pedagogico di movimento che mira a coadiuvare il paziente nel raggiungimento di un tono muscolare equilibrato e con esso di una maggiore consapevolezza della propria fisicità.

La pedagoga ritmica Gerda Alexander (1908-1994) si era dedicata allo studio della ritmica e dell’educazione al movimento secondo Jaques Dalcroze e negli anni Trenta iniziò a sviluppare una propria forma di lavoro corporeo. Nata in Germania, nel 1933 si trasferì in Danimarca. Nel 1959, in occasione di un congresso internazionale, presentò per la prima volta il proprio metodo dal nome “eutonia”. Gerda Alexander considerava il proprio sistema come un percorso di autocoscienza fisica, volto a rendere più armonico il rapporto del paziente con se stesso e con l’ambiente circostante.

La tensione di base della muscolatura viene definita tono. Il tono è strettamente correlato alla psiche: sentimenti come la gioia o l’abbattimento si esprimono direttamente con un cambiamento del tono muscolare. Secondo i principi di Gerda Alexander, questa flessibilità del tono muscolare diminuisce nella maggior parte delle persone con il passare del tempo, portando a tensioni e blocchi muscolari, a loro volta responsabili di difetti posturali e danni causati da sollecitazioni eccessive. Le attività di percezione, contatto e movimento, se eseguite con attenzione e piena coscienza, migliorano la consapevolezza del proprio corpo e permettono di ritrovare la flessibilità naturale. Il paziente viene guidato verso uno stato di “tensione positiva”, caratterizzato dall’armonia di corpo, psiche e spirito, ed è in grado di reagire alle sollecitazioni esterne ed interne.

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L’idroterapia comprende diverse applicazioni di acqua sotto forma di abluzioni, bagni, saune, getti o impacchi.

Questo tipo di trattamenti esiste da molto tempo. Alla loro diffusione ha contribuito in particolare padre Sebastian Kneipp, convinto fautore delle cure a base di acqua. L’idroterapia esercita i suoi effetti specificatamente sulla parte del corpo interessata dall’applicazione, effetti che dipendono dal metodo di trattamento (freddo, tiepido, caldo). L'idroterapia trova molti ambiti di impiego nella prevenzione, nelle cure e nella riabilitazione

ed è spesso abbinata ad altri trattamenti naturali (applicazioni Kneipp, fitoterapia, terapie basate su una vita ordinata, idrocolonterapia, impacchi).

Origine: Guida alle terapie EGK

La kinesiologia è un metodo di cura olistico che vede l’uomo come unità di corpo, anima e spirito. Se questo equilibrio è disturbato, le conseguenze possono essere dolori, malattie, malessere, disturbi psicosomatici e altri. In un organismo sano, le parti del corpo (muscoli, legamenti, tendini, ossa, articolazioni, organi e sistemi), la parte deputata all’alimentazione e alla digestione (assorbimento dell’alimentazione, interazione ormonale, processi biochimici, escrezione) come anche le parti emotive e mentali (pensiero, sensazioni ed emozioni) si trovano in un rapporto equilibrato tra di loro. Tutte le tre parti sono collegate tra di loro e dipendono le une dalle altre.

Lo strumento di lavoro della kinesiologia è il test muscolare. Viene impiegata come feedback biologico per scoprire lo stress negli uomini. Il test muscolare informa sulla scelta del tipo di intervento (attivazione dei diversi sistemi con massaggio, movimenti, esercizi, colori, emozioni, alimentazione e molto altro). L’effetto degli interventi si ripercuote sul sistema energetico dell’individuo, quindi anche sui muscoli, sulla postura e il movimento. Vengono attivate le forze di autocura degli uomini. I sintomi possono scomparire e lasciare il posto al benessere.

Il trattamento kinesiologico è adatto in tutti i casi di stress, come ad es. limitazioni di movimento, dolori di vario genere, sintomi psicosomatici, difficoltà di apprendimento, rielaborazione di incidenti di qualsiasi tipo, modelli comportamentali sgradevoli, preparazione agli esami e terapia di sostegno nelle fasi di vita difficili.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il linfodrenaggio manuale è una particolare tecnica di massaggio che permette di eliminare gli accumuli di liquido linfatico dai tessuti.

La tecnica del linfodrenaggio manuale è stata messa a punto dal massaggiatore e fisioterapista danese Emil Vodder (1896-1986), che nel corso della sua attività in Costa Azzurra, nei primi anni Trenta, si accorse di poter guarire le malattie croniche da raffreddamento massaggiando delicatamente i linfonodi ingrossati del collo. Partendo da questa esperienza sviluppò il metodo del linfodrenaggio manuale. Nel 1936 Vodder rese noto per la prima volta il suo metodo in occasione della "Exposition de Beauté de Santé" di Parigi. Nel 1958 tenne il suo primo corso di linfodrenaggio manuale in Germania. Negli anni successivi il metodo acquisì una popolarità sempre maggiore, soprattutto in Germania e Austria. Vodder fondò la "Società per linfodrenaggio manuale del Dr. Vodder" e una scuola nella città di Essen. Negli anni Ottanta, grazie alla collaborazione con l'Associazione tedesca per le terapie fisiche, fu possibile definire delle linee guida unitarie per regolamentare la formazione nel settore del linfodrenaggio manuale, che ancora oggi sono garanzia di qualità nelle scuole tedesche e austriache.

Ai giorni nostri il linfodrenaggio manuale è parte integrante della fisioterapia e viene utilizzato principalmente da massaggiatori e fisioterapisti.

Il sistema vasale linfatico dell'organismo raccoglie il liquido tessutale (linfa) e lo convoglia nei vasi sanguigni. Un deficit funzionale di tale sistema drenante, in seguito a lesioni o interventi chirurgici, comporta l'accumulo di liquidi negli spazi intercellulari, con la conseguente comparsa di gonfiori (edemi). Il linfodrenaggio manuale è un intervento volto a sciogliere gli accumuli di liquido linfatico attraverso la stimolazione dell'attività dei vasi, favorendo l'eliminazione dei liquidi in eccesso presenti nei tessuti. Il linfodrenaggio ha inoltre un'azione fortemente rilassante e calmante e stimola il sistema immunitario.

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Il massaggio classico è uno dei metodi terapeutici più antichi. Viene utilizzato essenzialmente per favorire la circolazione locale, rimuovere i ristagni del sistema venoso e linfatico e distendere i muscoli. Gli effetti terapeutici del massaggio classico vanno ancora più in profondità e riguardano i seguenti settori: indurimenti e dolori muscolari, modificazioni muscolari dovute a reumatismi, lesioni articolari, malattie reumatiche, bronchite spastica, malattie degenerative dell’apparato motorio, disturbi funzionali in seguito a danneggiamento dei nervi periferici e molto altro.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il massaggio connettivale è una forma speciale di massaggio riflessologico che consiste nell’accarezzare, arrotolare o schiacciare lentamente la pelle con la punta delle dita esercitando pressione e tensione sul tessuto connettivo sottocutaneo con cui, di riflesso, si mira a ottenere un influsso funzionale favorevole degli organi interni corrispondenti ai segmenti del corpo massaggiati, le cosiddette zone di Head. Il massaggio connettivale è una forma di trattamento che influenza gli eventi nervosi tra gli organi interni, i vasi e i nervi da un lato, e il tessuto della pelle e dell’apparato motorio dall’altro.

Il massaggio connettivale viene impiegato in caso di disturbi funzionali, ad es. malattie organiche, blocchi tissutali o disturbi circolatori.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il massaggio ritmico secondo Ita Wegman è un tipo di trattamento basato sul massaggio che fa parte dei metodi terapeutici della medicina antroposofica. La definizione “ritmico” si riferisce non solo ai tempi consapevolmente scanditi da chi esegue il massaggio, ma anche alla sollecitazione mirata del sistema ritmico del paziente (respirazione, circolazione).

La scienza medica antroposofica è stata sviluppata dallo scienziato austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) che, in collaborazione con la dottoressa olandese Ita Wegman (1876-1943), fuse le proprie idee e la propria concezione dell'uomo con i metodi della medicina tradizionale, sviluppando attorno al 1920 la medicina antroposofica. Le prime strutture cliniche dedicate all’applicazione pratica del nuovo principio medico sorsero ad Arlesheim (Basilea Campagna) e a Stoccarda già nel 1921, costituendo il punto di origine per la successiva diffusione della medicina antroposofica in tutto il mondo.

Sfruttando le conoscenze della medicina antroposofica, Ita Wegman rielaborò i metodi del massaggio classico svedese e, assieme a Margarethe Hauschka, medico presso l'istituto clinico terapeutico di Arlesheim, sviluppò il massaggio ritmico. Questa forma di massaggio può essere considerata come un'estensione del massaggio classico e dagli anni Trenta appartiene ai comuni metodi terapeutici della medicina antroposofica.

Il massaggio ritmico si basa sull'immagine antroposofica del corpo umano. L’antropologia di tipo antroposofico considera l’essere umano nella sua esistenza fisico-psicologico-spirituale e lo suddivide in tre differenti regioni del corpo: il sistema nervoso e dei sensi nella parte craniale, il sistema metabolico e delle membra nella parte membranosa-addominale e il sistema ritmico nella parte toracica che ha il compito di coordinare la relazione tra gli altri due sistemi. È su questa base e quella della suddivisione dell’essere umano in quattro parti costitutive che i processi terapeutici e di diagnosi dell’antroposofia sono fondati. Le quattro parti costitutive dell’essere umano si influenzano a vicenda: il corpo fisico è la parte visibile dell'organismo, il corpo eterico è l'unione delle forze vitali (crescita, rigenerazione), il corpo astrale contiene la vita spirituale interiore (sensazioni, sentimenti, consapevolezza), mentre l'Io, o l'organizzazione dell'Io, rappresenta il centro della personalità (autocoscienza).

Le quattro parti costitutive sono collegate tra loro e vengono separate solo dopo la morte. La loro interazione determina lo stato di salute dell'uomo. Le malattie si sviluppano da uno squilibrio di questi quattro elementi. La terapia deve pertanto prefiggersi l'obiettivo di bilanciare le forze delle quattro parti costitutive, ripristinando così l'armonia.

Nell'antroposofia le malattie non vengono intese come guasti da riparare, bensì come nuova occasione di sviluppo ed evoluzione della personalità. Tutte le malattie sono considerate la manifestazione esterna dell'anima e dello spirito. Ogni caso clinico necessita di una terapia individuale, poiché ogni patologia dipende dalle condizioni personali del paziente.

Il massaggio ritmico si prefigge l'obiettivo di stimolare le forze di autoguarigione del paziente con movimenti di manipolazione partecipati, fluidi e ritmici. In questo modo è possibile riattivare i processi affetti da passività ed eliminare le situazioni di squilibrio dell'organismo. Inoltre il massaggio migliora la circolazione sanguigna e linfatica, regolando i rapporti di tensione di muscolatura e tessuto connettivo. Gli effetti positivi del massaggio ritmico si manifestano anche su diverse funzioni neurovegetative, come la respirazione, la digestione, l’alternanza di sonno e veglia e le difese immunitarie.

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Il metodo Feldenkrais è stato fondato e sviluppato dal Dr. Moshé Feldenkrais (1904 – 1984), famoso fisico, ingegnere e ricercatore infaticabile.

Apprendere mediante il movimento è una qualità fondamentale dell’organismo umano. Il metodo Feldenkrais ha come obiettivo di sondare le complesse relazioni della nostra capacità di movimento con tutte le altre funzioni umane e di migliorarle. Il movimento viene utilizzato come strumento per questo processo di apprendimento poiché è il mezzo umano più diretto e accessibile per apportare un cambiamento duraturo e profondo degli stereotipi.

Nel lavoro individuale o di gruppo (“integrazione funzionale” o “consapevolezza mediante il movimento”) i maestri di Feldenkrais insegnano, mediante movimenti semplici, eseguiti per lo più in posizione orizzontale, a migliorare i presupposti per le funzioni più importanti come stare distesi, seduti, in piedi e camminare. Il metodo Feldenkrais agisce positivamente sulla coordinazione del movimento, l’orientamento nello spazio, quindi anche sui processi mentali. La qualità della vita cambia in tutti i piani dell’esistenza fisica, psichica e spirituale.

Origine: Guida alle terapie EGK

La terapia Trager è un metodo di percezione e movimento che si divide in una parte passiva e una attiva. Per un’ora abbondante, il cliente si fa muovere dal terapeuta su un morbido lettino per il massaggio, mediante stiramenti, compressioni e delicate oscillazioni ondose. Questi numerosi impulsi di movimento invitano a un rilassamento profondo. Inoltre il corpo riceve nuove informazioni sulla mobilità, lo spazio, la libertà e il tono equilibrato. Grazie alla parte attiva – detta mentastica, dalla fusione delle due parole “mentale” e “ginnastica” – queste nuove sensazioni fisiche possono essere percepite in modo più approfondito, memorizzate e integrate nella quotidianità. La mentastica è efficiente, semplice e consente al cliente, indipendentemente dal terapista, di riscoprire in ogni momento la sua mobilità e la sua libertà.

La terapia Trager stimola la mobilità, aumenta la vitalità e porta una maggiore leggerezza nella quotidianità. È un processo di esperienza di movimento e un’efficace prevenzione per la salute. La terapia Trager si è rivelata molto utile tra l’altro per le malattie croniche.

Origine: Guida alle terapie EGK

L’omeopatia classica fu fondata dal medico, farmacista e chimico Samuel Hahnemann (1755 – 1843). Nella sua pratica medica egli assunse un atteggiamento molto critico verso i trattamenti in voga all’epoca. Attivo anche come traduttore di opere straniere, Hahnemann ebbe l’occasione di entrare in contatto con diverse nuove correnti di pensiero; condusse svariati esperimenti su se stesso e da tutte le conoscenze acquisite derivò i principi dell’omeopatia classica. A questi principi fondamentali Hahnemann dedicò singoli paragrafi della sua vasta opera «Organon der Heilkunde» (Organon dell'arte di guarire). I più importanti tra questi principi possono essere così sintetizzati:

  • Principio della dose infinitesimale: l’omeopatia lavora con rimedi fortemente diluiti e potentizzati, in cui la sostanza chimica attiva non è pressoché più rilevabile.
  • Test farmacologici sperimentali su individui sani: i rimedi preparati sono testati su persone sane per comprenderne gli effetti sulla base delle reazioni che provocano.
  • Principio dei simili: similia similibus curentur, letteralmente «i simili si curano con i simili», è senz’altro il principio più noto dell'omeopatia. Alla persona bisognosa d'aiuto vengono somministrati proprio quei rimedi omeopatici che nella persona sana causano esattamente i sintomi che si vuole curare.

L’omeopatia trova applicazione tanto nel trattamento dei disturbi in fase acuta che nelle malattie croniche. Per i propri trattamenti i medici omeopati possono scegliere tra oltre 2000 sostanze di origine vegetale, animale o minerale. A queste si aggiungono i cosiddetti rimedi omeopatici complessi (rimedi omeopatici misti). Per molti rimedi omeopatici esistono diversi gradi di diluizione e potentizzazione (o dinamizzazione). Sono disponibili in gocce, compresse e globuli di lattosio.

Come altri approcci della naturopatia e della medicina complementare, anche l’omeopatia classica si dimostra un valido modello di cura. Le prospettive di successo sono abbastanza buone soprattutto nelle malattie croniche. Anche nelle «malattie degenerative» può essere opportuno avvalersi dell’omeopatia come terapia di accompagnamento alle cure della moderna medicina tradizionale.

L’ortonomia funzionale e integrazione (FOI) è un metodo di trattamento leggero e dinamico che viene utilizzato per i disturbi muscoloscheletrici. Il termine ortonomia deriva dal greco (“orthos” = diritto, eretto, corretto; “nomos” = legge) e può essere tradotto come “leggi dell'essere eretto”. E “funzionale” in questo caso significa “relativo all'efficienza del sistema muscoloscheletrico”.

La FOI è stata fondata dal fisioterapista olandese Hans de Jong. Il metodo è stato sviluppato nel suo studio, dove de Jong trattava soprattutto pazienti con problemi alla spina dorsale. Scoprì che molte persone soffrivano simultaneamente di combinazioni sistematiche di disturbi del movimento. A metà degli anni 90, le sue osservazioni si concretizzarono in una struttura ben precisa da cui emerse l'Integrazione Funzionale (IF) che De Jong iniziò a insegnare a partire dal 1993, nei primi anni soprattutto in Svizzera. Nel 2004 fondò insieme a Friedhelm Becker, fisioterapista e osteopata, l'Istituto di formazione per la FOI a Haren, in Germania, professionalizzando di fatto il metodo di trattamento. Oggigiorno ci sono corsi di formazione in Germania, Austria, Polonia, Svizzera e nei Paesi Bassi.

Alla base della FOI vige la teoria che a ogni problema del sistema muscoloscheletrico il corpo reagisce con un comportamento di compensazione. Nel momento in cui il corpo non è più in grado di mantenere questo sistema di compensazione si verificano dolori e disfunzioni. Lo scopo di un trattamento FOI è quindi quello di riportare il corpo nel suo equilibrio naturale.

Dolori all'apparato muscoloscheletrico sono secondo i concetti della FOI generalmente il risultato di traumi fisici (es. incidenti, cadute, distorsioni o operazioni articolari) o di un forte stress psicologico (es. decessi, malattie gravi improvvise, ecc.). I traumi possono essere anche di molti anni fa e spesso non vengono ricordati o non viene fatta alcuna connessione con il dolore. Un trauma causato dalla storta di un piede può, ad esempio, causare mal di testa o vertigini anche anni dopo, mentre dei dolori all'anca (anche artrosi) possono essere la conseguenza tardiva di un'appendicectomia. La compensazione è quindi una forma di superamento dello stress. Ne risultano le cosiddette catene di compensazione o catene di causa-effetto, distribuite su tutto il corpo e che di solito hanno schemi identici. Nel trattamento FOI, i fattori che causano disturbi e dolori vengono quindi ricercati e trattati in modo molto specifico.

Spina e bacino sono l'asse centrale della FOI e di conseguenza rappresentano la regione del primo approccio diagnostico e terapeutico: le malposizioni vertebrali e pelviche hanno effetti sulle articolazioni adiacenti e viceversa. I cambiamenti statici delle vertebre sono quindi la vera causa di blocchi e limitazioni funzionali. Per illustrare i risultati viene utilizzato un modello di pensiero tridimensionale secondo il quale tutte le articolazioni possono essere collegati in una struttura funzionale. Questo spiega perché dei problemi alle articolazioni del ginocchio possono causare mal di testa, o perché dei dolori alla spalla possono essere la conseguenza di un trauma causato dalla storta di un piede.

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In effetti l’etimologia della parola osteopatia deriva dalle malattie ossee. I metodi di cura dell’osteopatia e dell’etiopatia sviluppati circa 100 anni fa, coprono però un campo molto più vasto: si tratta della correlazione interna delle strutture meccaniche con gli organi (interni) del nostro corpo. L’osteopatia analizza i disturbi, mobilita e stimola i rapporti, azionando così le forze terapeutiche.

Non proviamo dolore se la nostra meccanica fisica strutturale procede senza disturbi funzionali. Proprio questi disturbi vengono percepiti con l’osteopatia ed eliminati mediante trattamenti mirati, manuali. Gli influssi manuali si riferiscono agli organi interni (osteopatia viscerale), al sistema craniosacrale (osteopatia craniale) e al sistema articolare e muscolare (osteopatia parietale).

Gli strumenti dell’osteopatia sono le mani. L’obiettivo viene raggiunto senza attrezzature dispendiose, né medicinali costosi. Il trattamento è efficace, tra l'altro, per i dolori alla schiena e i problemi articolari (acuti e cronici), disturbi della digestione, sinusite, emicrania, incontinenza, nevralgie e disturbi di concentrazione (in particolare nei bambini). Gli osteopati tastano e trattano in modo delicato e mirato le divergenze che possono avere conseguenze dolorose.

A livello internazionale, l’osteopatia è da tempo una direzione autonoma e riconosciuta della medicina con un procedimento diagnostico proprio. Può essere utilizzata al contempo come integrazione mirata della medicina classica.

Origine: Guida alle terapie EGK

Tutta la vita è energia in movimento e il suo fluire indisturbato è il presupposto per la salute e il benessere. La terapia Polarity utilizza questa nozione per riportare in equilibrio con influssi mirati il flusso alterato dell’energia vitale (detto anche Prana o Chi). La Polarity parte dal presupposto che alla base di tutti i processi vitali stia il principio fondamentale della polarità.

La terapia Polarity fu sviluppata oltre 50 anni fa dall’osteopata, chiropratico e naturopata Dr. Randolph Stone (1890-1981). Per tutta la vita si occupò delle tradizioni mediche e spirituali dell’Estremo Oriente, inclusa l’Ayurveda e la medicina cinese. Egli unì questi metodi terapeutici alle moderne conoscenze scientifiche e da questa sintesi creò un metodo di cura naturale: la terapia Polarity. Dai suoi studi approfonditi sul campo energetico umano, il Dr. Stone ha sviluppato una serie di possibilità di impiego pratiche, per riconoscere e risolvere i disturbi del flusso energetico. Fanno parte della terapia in particolare: terapia Polarity manuale – lavoro energetico sul corpo, processo di accompagnamento verbale, esercizi di movimento Polarity, dieta depurativa e alimentazione Polarity.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il Pronto Soccorso Emozionale (PSE) è un metodo centrato sul corpo utilizzato nel sostegno al legame, nell'intervento in caso di crisi e nel sostegno terapeutico per genitori, neonati e bambini.

Il PSE può essere fatto risalire al lavoro pionieristico del medico, psicoanalista e scienziato Wilhelm Reich (1897-1957), che già negli anni Quaranta sviluppò prime idee su come utilizzare il metodo da lui sviluppato e chiamato vegetoterapia (psicoterapia orientata al corpo) nel suo lavoro con genitori, neonati e bambini piccoli altamente stressati. In questo contesto ha parlato per la prima volta di «Emotional First Aid». Sua figlia Eva Reich, che lavorò come medico e ostetrica negli Stati Uniti, sviluppò ulteriormente il lavoro del padre e ne fece un importante elemento costitutivo di una psicoterapia corporea preventiva, che chiamò «Bioenergetica delicata».

Alla fine degli anni Ottanta, lo psicologo e psicoterapeuta corporeo Thomas Harms studiò con Eva Reich e collegò questo lavoro pionieristico di psicoterapia corporea con la nuova ricerca sul neonato, sull'attaccamento e sul trauma. Harms sviluppò ulteriormente il concetto del «Pronto Soccorso Emozionale» in un modello di terapia genitore-bambino orientato all'attaccamento e al trauma.

Il PSE di oggi combina le conoscenze della moderna psicoterapia corporea con le scoperte della neurobiologia, della psicotraumatologia e della ricerca sull'attaccamento.

Il PSE viene insegnato e utilizzato principalmente in Germania, Svizzera, Austria, Italia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi nel contesto della terapia ambulante e clinica genitore-bambino e dell'intervento acuto.

L'idea centrale del PSE è quella di sostenere, promuovere e, se necessario, ricostruire il legame emotivo tra genitori e figli. Poiché un dialogo sensibile e amorevole può riuscire solo sulla base di un corpo rilassato, si usano diversi metodi fisici, come l'autoconnessione, per migliorare e promuovere la capacità di contatto e di relazione tra genitori e figli. L'auto-attaccamento descrive lo stato di una relazione interiore stabile con il proprio corpo e le proprie sensazioni. Secondo Harms, è la base effettiva della competenza intuitiva dei genitori.

Il concetto orientato all'attaccamento del PSE presuppone che gli schemi caratteristici di sentire, pensare e agire siano radicati nelle esperienze del periodo della gravidanza, della nascita e del primo periodo di vita. Queste prime relazioni di attaccamento umano sono di particolare importanza. Il PSE si basa sul presupposto che l'esperienza di un attaccamento stabile e sicuro rende possibile un'efficace attivazione del nervo a riposo o ricreativo (sistema nervoso parasimpatico). L'attivazione del più grande nervo cranico del sistema nervoso parasimpatico (nervo vago) va di pari passo con i sentimenti di sicurezza nella comprensione del PSE.

Al contrario, i sentimenti di paura e insicurezza dei genitori e del bambino, l'aumento della tensione corporea e muscolare e l'aumento dell'eccitazione (ipereccitazione) sono espressioni di una dominanza del nervo di lotta e fuga (nervo simpatico). La sua attivazione riduce la disponibilità dei genitori ad accettare e a legarsi, così come la loro capacità di essere sensibili. Come possibile conseguenza, sorgono dei disadattamenti tra genitori e figlio, che possono portare a sintomi psicosomatici nel bambino.

Nel PSE le esperienze di legame prima, durante e dopo la nascita sono rese consapevoli ed esplorate - questo attraverso varie forme di lavoro corporeo. Attraverso la percezione del corpo, la qualità della capacità di relazione e di regolazione del paziente può essere determinata più precisamente. Nel processo terapeutico, l'attenta osservazione e la valutazione dell'esperienza corporea soggettiva hanno quindi un ruolo importante.

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Il Rebalancing è un lavoro di consapevolezza che comincia dal corpo. Il corpo è il punto di partenza della via che conduce a Te stesso. Un tocco amorevole, empatico e profondo può aiutarti a percepire il tuo corpo, ad aprirti alla sua saggezza e a fidarti di lui.

Rebalancing vuol dire «riportare in uno stato di equilibrio». Ma cosa significa realmente? Le tensioni si accumulano nel corpo, esprimendosi ad esempio sotto forma di dolori lombari, così come nella psiche, dove creano paure e uno stato di ansia. Tuttavia le tensioni non si concentrano solo in un punto, perché i loro effetti si ripercuotono su tutto l’organismo e influiscono sul tuo atteggiamento interiore e verso l’esterno. Il Rebalancing ti aiuta a diventare consapevole di queste tensioni e a rilasciarle un poco alla volta. In un passaggio successivo anche la mente può cominciare a rilassarsi, abbandonando schemi comportamentali radicati e superati che sono stati utili in passato, ma che ora sono di ostacolo al tuo sviluppo. A quel punto sarai in grado di accettare ciò che percepisci.

Puoi entrare in uno spazio di quiete, in cui sai accettarti e assumerti la responsabilità di ciò che sei.

Il Rebalancing lavora con diverse tecniche terapeutiche come il massaggio connettivale profondo, lo sblocco articolare, il lavoro sul respiro, l'espressione delle emozioni e la meditazione. Il terapista accompagna il cliente lungo il suo percorso personale, aiutandolo a migliorare il rapporto con il proprio corpo. Perché... è dal corpo che parte la strada verso il proprio Sé interiore.

Origine: Guida alle terapie EGK

La riflessologia plantare è una forma particolare di riflessologia, che prevede il trattamento di determinate zone riflesse dei piedi.

La moderna riflessologia plantare fu sviluppata dall'otorinolaringoiatra americano William Fitzgerald (1872-1942), che all'inizio degli anni Venti si impegnò in uno studio approfondito delle conoscenze mediche dei pellerossa, ai cui rimedi tradizionali appartenevano anche determinate forme di riflessologia. Fitzgerald sistematizzò e integrò le antiche tradizioni, sviluppando un metodo proprio, che presentò nel 1915 con il nome di "terapia zonale". Negli anni Trenta questo metodo venne ripreso dalla massaggiatrice americana Eunice Ingham (1889-1974) e reso accessibile al grande pubblico.

All'epoca in Europa la procedura nota con il nome di "riflessologia" era considerata essenzialmente un metodo semplificato di autotrattamento e di cura della salute. La massaggiatrice tedesca Hanne Marquardt iniziò nel 1958 ad utilizzare regolarmente questo sistema per il trattamento mirato dei propri pazienti, affetti da diverse patologie, e successivamente fondò un proprio centro di formazione. Oggi la riflessologia plantare è assai diffusa in Europa, dove viene riconosciuta come terapia differenziata.

La riflessologia plantare si basa sull'ologramma dell'organismo sviluppato da Fitzgerald, che suddivide il corpo in dieci zone verticali e tre orizzontali. Ogni zona verticale va dalla superficie cranica fino ai piedi, passando per le dita delle mani. A ogni zona appartengono un determinato dito del piede e della mano. Le zone orizzontali sono invece formate dal capo e dal collo in alto, dal torace e dall’addome in mezzo e dal ventre e dal bacino in basso. Sulla base delle proprie osservazioni Fitzgerald concluse che da ogni punto di una zona era possibile influenzare tutti gli organi e le parti del corpo presenti in quella determinata zona.

Eunice Ingham perfezionò questa teoria, introducendo il concetto per cui ogni zona del corpo si riflette in una determinata area o in un punto riflesso della pianta del piede. Le zone riflesse degli organi del capo e del collo si trovano, per esempio, nell'area delle dita dei piedi, gli organi del torace e dell’addome nell'area media del piede e quelli del ventre e del bacino sul tallone. Altre zone riflesse sono presenti sul lato esterno e su quello interno, nonché sul dorso del piede. Vale il principio generale per il quale gli organi della metà sinistra del corpo corrispondono al piede sinistro e gli organi della metà destra al piede destro. Sulla base di queste corrispondenze è possibile, esercitando una pressione mirata su un punto riflesso del piede, trattare una determinata area del corpo, anche molto distante da esso. Lo stesso principio può essere applicato anche alle mani, agendo in questo caso sui punti riflessi identificati sulle estremità superiori.

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Nella riflessoterapia vengono trattate mediante speciali tecniche di manipolazione diverse zone riflesse del corpo. L’obiettivo della terapia è quello di stimolare e rafforzare i meccanismi di regolazione e d’autoguarigione del corpo.

La riflessoterapia si riconduce all’otorinolaringoiatra americano William Fitzgerald (1872-1942). All’inizio del XX secolo egli si occupò in maniera approfondita del sapere medico degli indiani nativi d’America, che fra le tecniche di trattamento tradizionali annoverava anche varie forme di riflessologia. Fitzgerald sistematizzò ed integrò le antiche tecniche tradizionali e sviluppò un proprio metodo che presentò nel 1915 con il nome di “riflessoterapia”. Negli anni Trenta questo metodo fu ripreso in America dalla massofisioterapista Eunice Ingham (1889-1974). Il suo libro “Stories the feet can tell” (Le storie che i piedi possono raccontare) è diventato il fondamento della riflessoterapia moderna e ha reso questo metodo popolare ed accessibile ad un ampio pubblico di non esperti.

A quei tempi in Europa il metodo, allora denominato “riflessologia”, era noto solamente come tecnica semplificata d’autotrattamento e d’igiene personale. Una delle studentesse di Eunice Ingham, la massofisioterapista tedesca Hanne Marquardt, a partire dal 1958 applicò nel suo studio questo metodo per trattare in modo mirato pazienti affetti da diversi tipi di malattie. Partendo dalle sue esperienze sviluppò la riflessologia plantare come metodo di terapia e fondò quindi un suo centro di formazione. Agli inizi degli anni Sessanta Doreen Bayly, un’altra studentessa della Ingham, introdusse la riflessologia in Inghilterra, dove anche lei fondò una scuola. Fra gli altri pionieri della riflessoterapia vi sono Elipio Zamboni, che la introdusse in Italia, e Martine Faure-Aldersson, che nel suo libro pubblicato nel 2007 a Parigi “Réflexologie Thérapie Totale” (Riflessologia terapia totale) descrive una forma olistica di riflessoterapia.

Nel corso dell’evoluzione del metodo hanno trovato applicazione anche altri principi di trattamento e altri tipi d’approcci che ora completano le misure terapeutiche della riflessologia. Alcuni esempi delle opzioni di trattamento basate sulla manipolazione del piede sono il linfodrenaggio riflesso, la riflessoterapia del sistema nervoso secondo Froneberg, la tecnica metamorfica secondo St. John come anche la riflessologia cranio-sacrale secondo Faure-Alderson. Sono state inoltre incluse anche nozioni di cromoterapia e di terapia respiratoria, oltre alle conoscenze relative ai meridiani e ai chakra. Vengono inoltre utilizzate anche altre zone riflesse del corpo, cosicché la terapia non si limiti ai soli piedi. Per definire questo concetto ampliato di terapia è stato introdotto il nome di riflessoterapia.

Il fondamento su cui si basa la riflessoterapia è l’idea che il corpo nella sua totalità si riflette nelle sue singole parti: in questo modo, ad esempio, la superficie del piede si può suddividere in numerose zone, ognuna delle quali rappresenta un organo o una determinata area del corpo. Queste zone vengono definite zone riflesse. La zona riflessa e l’organo corrispondente sono strettamente correlati fra loro: se un organo è affetto da una disfunzione o da un’alterazione di natura patologica, ciò costituisce uno stimolo per la zona riflessa corrispondente, che vi risponde con una determinata reazione. Questa “risposta” può manifestarsi sotto forma di dolore, sensibilità al tatto oppure attraverso anomalie nel tessuto o nel flusso energetico della zona riflessa interessata. La riflessoterapia si serve di questi collegamenti fra gli organi interni e le aree cutanee: con l’ausilio di speciali tecniche di manipolazione vengono trattate in modo mirato le zone riflesse interessate al fine di influenzare positivamente le regioni del corpo e le funzioni dell’organismo corrispondenti e di stimolare i meccanismi di autoguarigione.

Per quanto concerne i principi su cui si basa il funzionamento della riflessoterapia, esistono diverse teorie. Si presuppone ad esempio che le zone riflesse siano collegate agli organi attraverso collegamenti nervosi o canali energetici, oppure che l’impulso avvenga attraverso le cosiddette matrici extracellulari.

Esistono svariati sistemi basati sul principio delle zone riflesse che i terapeuti possono impiegare come base terapeutica. Fra questi ricordiamo:

  • I cosiddetti dermatomi, o zone di Head, che prendono il nome dal neurologo inglese Sir Henry Head. I dermatomi sono aree cutanee, ognuna delle quali è innervata da un nervo spinale e collegata ad un determinato organo tramite collegamenti nervosi.
  • Il reticolo delle zone riflesse di William Fitzgerald, che suddivide il corpo in dieci zone verticali e in tre orizzontali.
  • Eunice Ingham sviluppò la concezione per cui ogni zona corporea si riflette in una determinata area o in un determinato punto riflesso sulla pianta del piede.
  • La riflessoterapia sulla schiena o sulla pancia secondo Jochen M. Gleditsch, Johann Abele o Ann Lett.
  • I cosiddetti microsistemi, ad esempio quello del cranio secondo Toshikatsu Yamamoto.
  • I modelli dei punti dolorosi e dei punti riflessi miofasciali, come ad esempio i “tender point” (punti tesi) di Lawrence H. Jones, i punti di irritazione segmentale di Karl Sell o i punti riflessi neurolinfatici di Frank Chapman.
  • Altri sistemi basati sul principio delle zone riflesse fanno ricorso alle mani, alle orecchie o al viso.

© 2020 Eskamed SA

La biochimica Ida Rolf riconobbe la straordinaria importanza della forza di gravità per la struttura degli uomini. Partendo da questo concetto, sviluppò un metodo (“integrazione strutturale”, oggi detto anche “Rolfing”) per armonizzare la struttura del corpo con le richieste della forza di gravità.

Il Rolfing è un lavoro manuale profondo sul tessuto connettivo che unisce movimento e autopercezione. Il Rolfer modella il corpo rendendo scorrevoli gli strati di fasci con una pressione ben dosata, in modo che tutte le forze coinvolte riportino il corpo in equilibrio. Le posizioni scorrette, le tensioni, lo stress e il dolore vengono eliminati. Alla lunga i pazienti si sentono meglio e più vitali. Imparare a conoscere gli strati profondi del corpo, spesso consente di incontrare anche la psiche su un nuovo piano.

Origine: Guida alle terapie EGK

Lo Shiatsu è una terapia che viene esercitata con i palmi delle mani e i pollici e non richiede altri strumenti. Il trattamento viene eseguito sul corpo coperto adagiato su qualcosa di morbido. Lo Shiatsu armonizza il tenore energetico nel sistema dei meridiani.

Le avvisaglie di qualche cambiamento che sfocia in una malattia, il malessere, la sensazione che qualcosa non sia più come prima costituiscono un'occasione per attivarsi. Questa fase può durare diversi anni e comparire con sintomi totalmente differenti. Sono possibili ad es. stitichezza, diarrea, insonnia e disturbi del sonno, sudorazione, caduta precoce dei capelli, mal di testa, stanchezza, brividi di freddo, tensioni, mani e piedi freddi, ma anche fenomeni come solitudine, inedia, preoccupazione e angosce continue, iperattività ecc.

Lo Shiatsu viene impiegato anche in altri campi: per dolori acuti e cronici, tensioni di ogni genere, in caso di dolori alla schiena, alle spalle e alla nuca, in caso di disturbi del sistema nervoso vegetativo, in caso di stress, nervosismo e disturbi del sonno, malattie delle vie respiratorie e dell’apparato digerente, disturbi del ciclo, in seguito a distorsioni e contusioni, dopo incidenti e operazioni, per i problemi di postura e anche per sintomi psichici. Durante la gravidanza lo Shiatsu apporta notevole benessere.

Nello Shiatsu si deve condurre una conversazione profonda e fiduciosa senza parole, affinché il trattamento diventi una vera e propria arte tattile.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il termine sofrologia deriva dal greco e significa scienza della coscienza e dei valori dell’esistenza. Il suo fondatore è il neurologo e psichiatra colombiano Prof. Alfonso Caycedo.

La sofrologia è un training di rilassamento dinamico per favorire il benessere generale, l’equilibrio interiore, la percezione del proprio corpo, la capacità di concentrazione, il pensiero positivo e l'autocoscienza. Mira a raggiungere l’armonia tra il corpo e lo spirito. Nella sofrologia confluiscono diversi influssi orientali e occidentali (ad es. yoga, buddismo Zen, buddismo tibetano, training autogeno). La respirazione addominale conscia è una parte importante di tutti gli esercizi sofrologici. Nella sofronizzazione semplice, si rilassano gradualmente il corpo, lo spirito e la respirazione; gli esercizi fisici e di respirazione dinamici stimolano la circolazione. Nella fase di riposo vengono percepiti i cambiamenti e intensificato il rilassamento. Seguono quindi esperienze positive del futuro e tecniche di meditazione.

In campo medico la sofrologia viene impiegata sia come profilassi, sia come terapia. Efficace per gestire lo stress, in caso di dolori alla testa, alla schiena e di altro genere, per l’asma, i disturbi del sonno e gli stati d’angoscia, le depressioni reazionali e come terapia completare in caso di cancro e Aids. Inoltre può essere impiegata in gravidanza e nella preparazione al parto, nella preparazione a interventi chirurgici, esami e gare sportive.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il metodo Spiraldynamik è un sistema terapeutico e di movimento innovativo e fondato sui principi anatomici di funzionamento del corpo. Lo si potrebbe definire un manuale d’uso per il proprio corpo. Il suo punto di forza è la versatilità e la possibilità di un uso concreto da parte dei pazienti. Il metodo Spiraldynamik è stato sviluppato da un gruppo di esperti provenienti da diverse discipline: medicina, fisioterapia, sport, danza e yoga. Questo metodo colma il vuoto tra anatomia, movimento e applicazione pratica nella terapia. Lavora con le forze fondamentali della natura, come la dinamica a spirale dell’articolazione del ginocchio, del piede e della colonna vertebrale.

Un esempio che spiega meglio di tante parole: i dolori al ginocchio. Andate dal medico che con l’aiuto di una risonanza magnetica formula la diagnosi di rottura del menisco. La diagnosi è chiara. Ma dal punto di vista del metodo Spiraldynamik la questione va affrontata in altri termini: il problema al menisco è noto, ma le cause rimangono inesplorate. Quali errori cronici di caricamento del peso l’hanno provocato? Il piede piatto è una parte del problema? Perché la rottura ha interessato solo il ginocchio destro e non il sinistro? Perché ha colpito il menisco interno e risparmiato quello esterno? Domande su domande. Noi ci poniamo le domande e troviamo le risposte. Vi mostriamo cosa potete fare e cambiare nel concreto, possibilmente sempre senza ricorrere a medicine, iniezioni e bisturi.

Negli ultimi cinque anni, 10 000 persone hanno frequentato un corso Spiraldynamik. Oltre 1 000 chinesiterapisti, pedagoghi e medici provenienti dall'area germanofona dell'Europa hanno completato la formazione di base. Il metodo Spiraldynamik occupa un ruolo particolare nell’ambito della «salute attraverso la qualità del movimento», perché è alternativo e nel contempo scientifico, come dimostrano le collaborazioni con università, associazioni professionali, istituzioni e privati. L’Institut für Spiraldynamik a indirizzo medico-terapeutico si trova all’interno della clinica privata Bethanien a Zurigo ed è guidato dal dr. med. Christian Larsen, co-fondatore del metodo Spiraldynamik. I suoi ambiti di specializzazione sono la diagnostica funzionale, l’ortopedia non invasiva, la neuroriabilitazione ambulatoriale e l’analisi del rischio personalizzata in base al proprio apparato locomotorio per danzatori, sportivi, musicisti e altre persone interessate.

Origine: Guida alle terapie EGK

La tecnica Alexander è una terapia olistica di movimento per il corpo che aiuta a migliorare o correggere abitudini di movimento disfunzionali.

Il modo in cui facciamo uso di noi stessi è decisivo per la qualità di tutte le nostre funzioni. Questa conoscenza costituisce la base della tecnica Alexander. Il metodo mostra un percorso per risvegliare la nostra naturale coordinazione innata, individuando i metodi di movimento e comportamento squilibrati e per lo più inconsci che con il tempo possiamo abbandonare. Al centro dell’interesse sono le situazioni e i processi della quotidianità come stare seduti, camminare, parlare o utilizzare uno strumento.

La tecnica Alexander è adatta per tutte le età. È un metodo per acquisire una maggiore responsabilità nei confronti del proprio benessere. È adatta anche alle persone che soffrono di stress, contrazione e dolori (ad es. dolori alla testa, alla nuca, alla schiena e alle articolazioni) oppure che vogliono coadiuvare la loro riabilitazione dopo una malattia o un incidente (ad es. ernia del disco, colpo di frusta).

L’attore Frederick Matthias Alexander (nato in Australia nel 1869 / morto a Londra nel 1955) è un pioniere nel campo dei metodi olistici. Le sue scoperte sono state confermate dalle conoscenze acquisite attraverso le ultime ricerche in neurofisiologia, anatomia e medicina.

Origine: Guida alle terapie EGK

Il massaggio dei punti d'agopuntura è una speciale forma di massaggio in cui i punti di agopuntura e i meridiani vengono stimolati sulla pelle con degli appositi bastoncini, con le mani e/o con un vibromassaggiatore.

La tecnica del massaggio dei punti d'agopuntura risale al massaggiatore e balneoterapeuta medicale tedesco Wilhelm Penzel (1917-1985), che negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento si ispirò al suo interesse nei confronti dei metodi terapeutici dell'estremo oriente per lo sviluppo di un proprio metodo, successivamente noto come massaggio dei punti d'agopuntura di Penzel (MPA). Klaus Radloff, uno stretto collaboratore di Penzel, negli anni Ottanta contribuì in maniera determinante all'ulteriore evoluzione del MPA. Egli utilizzò per la prima volta le aree del padiglione auricolare a fini diagnostici, creando il sistema di controllo riflessologico dell'orecchio (CRO), da cui derivò il massaggio dei punti d'agopuntura di Radloff, il cui include anche un trattamento statico-energetico (TSE/MPA). Entrambi i metodi sono diffusi in modo particolare in Germania, Austria e Svizzera.

Entrambe le forme di massaggio dei punti d'agopuntura si basano sulle teorie e sui principi della medicina tradizionale cinese (MTC). La MTC considera l'uomo come un'entità unitaria, parte integrante della natura e del sistema di yin e yang. Lo yin e lo yang sono forze o forme di energia contrapposte ma complementari al tempo stesso, legate in un rapporto di reciprocità, come il giorno e la notte, la terra e il cielo, il freddo e il caldo. L'alternanza dinamica tra yin e yang genera l'energia vitale della natura, il Qi, fondamento di tutto ciò che è vita, fonte di energia essenziale per l'organismo umano. L'energia vitale scorre attraverso il corpo lungo le linee dell'energia, i cosiddetti meridiani. Se gli elementi yin e yang si trovano in equilibrio dinamico all'interno del corpo, il Qi può scorrere senza impedimenti nell'organismo, che rimane così in salute. Le malattie si verificano quando l'armonia del sistema yin-yang viene disturbata, determinando blocchi e ristagni del Qi.

Lungo i meridiani si trovano numerosi punti di agopuntura, attraverso i quali è possibile influenzare lo scorrere del Qi. In entrambe le forme di trattamento i meridiani e i punti d'agopuntura vengono sottoposti ad un'azione mirata con l'ausilio di una speciale tecnica di massaggio, al fine di eliminare i blocchi, rafforzare il flusso del Qi o deviarne un eccesso.

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La terapia Boeger è un metodo di trattamento strutturato che utilizza speciali impugnature (tecnica lift) per sciogliere le aderenze nel tessuto della fascia causate dalle cicatrici. L'obiettivo è quello di favorire la mobilità del corpo, contrastare la postura scorretta e ridurre il dolore.

Il concetto della terapia Boeger è stato sviluppato dal fisioterapeuta e osteopata tedesco David Boeger. Già durante i suoi studi, David Boeger ha riconosciuto che le cicatrici e le aderenze (agglutinazioni) rappresentano un problema di salute a più livelli che può influenzare la statica dell'intero corpo e la funzione degli organi. A partire dai suoi risultati empirici, ha sviluppato il concetto di Boeger.

Nell'Accademia svizzera per la terapia Boeger, fondata nel 2004 insieme alla moglie Ina Boeger, questo concetto di terapia delle cicatrici viene insegnato ai professionisti del settore medico-terapeutico. Nel frattempo, la terapia Boeger viene insegnata e praticata in altre scuole di salute in Svizzera, Germania e Austria.

Secondo Boeger, ogni adesione causata da infiammazioni è una cicatrice. Inibisce il flusso venoso del sistema cardiovascolare all'interno della fascia (tessuto connettivo) e la pressione tissutale che ne deriva può essere percepita come dolore. Il corpo reagisce con movimenti limitati, posture scorrette, tensioni muscolari non fisiologiche e logoramenti prematuri. L'obiettivo della terapia Boeger è quindi quello di sciogliere le aderenze nel tessuto della fascia causate dalle cicatrici e ridurre così la pressione nel tessuto per favorire la mobilità e contrastare il dolore.

Per illustrare gli effetti delle cicatrici sul sistema complessivo, si può utilizzare il modello Tensegrity dell'ingegnere americano R. Buckminster Fuller (1895-1983). Questo modello è costituito da elementi strutturali solidi (lo scheletro) che sono collegati tra loro tramite trazioni elastiche (il tessuto connettivo) senza toccarsi. Quando una forza esterna (la cicatrice) agisce sul modello, gli elementi elastici cedono. Non appena la forza si riduce, le caratteristiche elastiche assicurano che il modello ritorni alla sua forma originale. Le fissazioni da parte del tessuto cicatriziale provocano trazioni asimmetriche che hanno un effetto negativo sulla statica del corpo. Affinché le forze di rigenerazione siano efficaci, le aderenze devono essere allentate.

Con la terapia Boeger, le aderenze delle strutture fasciali vengono sistematicamente diagnosticate e rilasciate con l'aiuto della tecnica speciale lift. Quest'impulso applicato selettivamente è limitato a pochi centimetri cubici di tessuto e ha quindi un effetto dissolvente sulla cicatrice.

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La terapia craniosacrale è un lavoro fisico molto delicato e al contempo profondo che indaga i movimenti interiori del nostro sistema di pulsazioni, dei liquidi cerebrali e del midollo osseo. Il nome non ha nulla di mistico, come si potrebbe supporre, ma si compone semplicemente dai due termini cranium (cranio) e sacrum (osso sacro).

Il ritmo craniosacrale nel corpo umano consente uno sguardo importante allo stato di salute. L’obiettivo della terapia è trovare il ritmo craniosacrale sano e regolare mediante il contatto delicato. In questo modo si possono mettere in moto i processi curativi dei meccanismi di autoregolazione dell’organismo. La terapia craniosacrale dà ottimi risultati non solo in caso di disturbi dovuti a incidenti o ferite, bensì anche in caso di dolori alla testa e alla schiena, disfunzioni della mascella e della dentatura e infine per tutti i sintomi correlati al sistema nervoso centrale. La terapia ha un successo sorprendente su bambini e neonati che reagiscono al contatto in modo più spontaneo.

Origine: Guida alle terapie EGK

La terapia originale con i fiori di Bach si fonda sulla scoperta del medico e filosofo inglese Dr. Edward Bach (1886 – 1936) e negli ultimi 25 anni è stata ampliata sistematicamente da Mechthild Scheffer.

Questa terapia parte dal presupposto che tutte le malattie fisiche siano precedute da un’alterazione dell’equilibrio psichico dovuta a fraintendimenti mentali che si manifestano in modelli comportamentali disarmonici, come ad es. senso di colpa inopportuno, volontà di imporsi esagerata, mancanza di determinazione e consapevolezza. Il Dr. Edward Bach ha studiato e definito "38 stati d’animo disarmonici della natura umana” che si mostrano fondamentalmente nella coscienza collettiva. Questi “modelli cognitivo-comportamentali negativi” possono causare malattie fisiche e mentali o impedire la guarigione di malattie già in corso.

Si distinguono sostanzialmente tre campi di applicazione:

  • Prevenzione per la salute mentale: desiderio di sviluppo della consapevolezza, rafforzamento del carattere, armonizzazione di modelli cognitivo-comportamentali disarmonici, ad es. gelosia, angoscia, rassegnazione
  • Trattamento acuto di situazioni di stress psichico e crisi esistenziali: conflitti relazionali, problemi scolastici ed educativi, perdita del posto di lavoro, crisi di mezza età
  • Trattamento complementare alle malattie acute e croniche. Particolarmente efficace in caso di disturbi multifattoriali, ad es. disturbi del sonno, neurodermite, psoriasi, nonché in caso di disturbi dello sviluppo infantile, prevenzione per il parto, trattamento per la convalescenza dopo operazioni più o meno gravi, come in caso di cancro, infarto cardiaco.

Origine: Guida alle terapie EGK

La terapia dei movimenti organico-ritmici Medau (MOR Medau) è una dottrina del movimento che si serve dei principi della struttura posturale, della formazione dei movimenti, della regolazione della tensione, dell'attività respiratoria e della creazione musicale.

La terapia dei movimenti Medau nacque in Germania negli anni Venti, quando il pedagogo Hinrich Medau (1890-1974), forte dell’esperienza maturata con l’insegnamento, osservò l’azione vitalizzante e stimolante esercitata dall’apprendimento del movimento e della musica nel corso delle lezioni. Per questa ragione iniziò a interessarsi a diverse pratiche ritmiche e ginniche per giungere infine, attraverso la ritmica di Jaques Dalcroze, alla ginnastica del dottor Rudolf Bode (1881-1970) di Monaco, dove seguì un corso di formazione. Nel 1929, assieme alla moglie Senta fondò a Berlino la scuola di ginnastica Medau, trasferita nel 1954 a Coburg. Basandosi sulla ginnastica ritmica di Bode, Medau e la moglie svilupparono e insegnarono un proprio metodo di allenamento al movimento, che prevedeva l’impiego sistematico di attrezzi manuali come palle, clavette e cerchi. Le sequenze di movimenti erano scandite ritmicamente da uno speciale accompagnamento al pianoforte. La collaborazione con il medico Ludwig Schmitt, specializzato in respirazione, portò successivamente alla nascita degli esercizi della ginnastica organica, in cui il respiro era utilizzato in maniera mirata come forza modellante. La MOR Medau fu inoltre influenzata dalla Psychotonic Glaser, una forma particolare di terapia respiratoria.

La scuola Medau di Coburg oggi riunisce ginnastica e fisioterapia e viene tuttora gestita dalla famiglia Medau, giunta alla terza generazione. In Svizzera la terapia del movimento Medau veniva insegnata dal 1974 al 2007 al seminario MOR Medau di Bern-Wabern, condotto da Irene Wenger e Ursula Beck, come terapia dei movimenti organico-ritmici Medau (MOR Medau) ed è interessata da un processo di evoluzione continua.

La MOR Medau si prefigge l’obiettivo di attivare e stimolare le forze di sviluppo e di autoguarigione dell’organismo. Secondo la visione dei terapeuti Medau, lo stato di salute viene garantito solo se il soggetto riesce ad entrare in armonia con la regolarità organico-ritmica del proprio corpo. A tal fine è indispensabile sviluppare la capacità di andare oltre sé stessi, entrando così in contatto con l’ambiente circostante. Attraverso facili e divertenti movimenti accompagnati dalla musica il soggetto è messo in condizione di percepire i rapporti tra postura, movimento, tono e respirazione.

L’interazione di corpo e spirito è evidenziata attraverso l’attività con le forme di base dello sviluppo del movimento insite nel sistema dei meridiani. Questa procedura permette al paziente di affinare costantemente la propria percezione e riconoscere i modelli comportamentali all’origine delle malattie, sostituendoli con una condotta adeguata alle situazioni.

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Nella compensazione della base della colonna vertebrale vengono impiegati il massaggio dei punti d’agopuntura, l’agopuntura auricolare, diverse tecniche manuali come anche una formazione posturale, ciò per correggere gli errori posturali, nonché di rendere durevolmente allo scheletro la sua postura naturale.

La terapia di compensazione della base della colonna vertebrale risale al naturopata e massaggiatore svizzero Rolf Ott (nato nel 1947). Nell'ambito della sua attività Ott si occupò prevalentemente del massaggio dei punti di agopuntura secondo Penzel e Radloff, nonché della terapia dinamica della colonna vertebrale secondo Horn, l’addestramento della catena muscolare spirale-dinamico secondo Smisek nonché di altre scuole di postura e di movimento. Partendo da ciò sviluppò nel corso degli anni Ottanta un proprio metodo, cioè la terapia di compensazione della base della colonna vertebrale. Nel 1993 Ott fondò una scuola nella quale vengono insegnati la terapia di compensazione della base della colonna vertebrale, il massaggio dei punti di agopuntura e l’addestramento della catena muscolare spirale-dinamico.

Nella terapia di compensazione della base della colonna vertebrale sono combinati una serie di forme di trattamento: il massaggio dei punti di agopuntura, l’agopuntura auricolare, diverse tecniche manuali come massaggi, stiramenti, tecniche d’oscillazione e di movimento attive e passive nonché tecniche di coordinazione e stabilizzazione dei movimenti e una formazione di postura.

La posizione di coccige e bacino gioca un ruolo determinante nell'equilibrio statico dell'intero apparato scheletrico. L'inclinazione del bacino può ad esempio portare a un'errata postura di compensazione della colonna vertebrale, con una conseguente limitazione dei movimenti della colonna vertebrale stessa, nonché di altre articolazioni, come quelle dell'anca o del ginocchio.

Problemi posturali di questo genere, spesso protratti negli anni, non solo influenzano negativamente le articolazioni interessate, ma secondo questo concetto disturbano il completo sistema nervoso vegetativo e impediscono il libero scorrimento dell'energia vitale nell'organismo e causano un disquilibrio muscolare. La convinzione che l'energia vitale scorra nel corpo lungo determinati canali (meridiani) si rifà alla medicina tradizionale cinese, per cui le malattie, in ultima analisi, sono sempre da ricondurre alla presenza di blocchi e squilibri del flusso dell’energia vitale. La terapia di compensazione della colonna vertebrale si prefigge pertanto l'obiettivo di eliminare sia i blocchi energetici presenti nell'organismo, sia gli errori posturali dello scheletro con i disequilibri muscolari a lui associati.

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La terapia di sviluppo e apprendimento secondo PäPKi è un metodo terapeutico con orientamento neurofisiologico rivolto a bambini con disturbi funzionali e circoscritti dello sviluppo, nonché per i loro genitori.

PäPKi è l’abbreviazione di Pädagogische Praxis für Kindesentwicklung (pratica pedagogica per lo sviluppo del bambino). La terapia di sviluppo e apprendimento secondo PäPKi è stata sviluppata in Germania alla fine degli anni ’90 dalla pedagoga e terapeuta di movimento dott. Wibke Bein-Wierzbinski. Secondo lei, il numero di bambini con disturbi dello sviluppo circoscritti è in significante e continuo aumento dagli anni ’80 a questa parte. Per questo motivo, essa si è posta l’obiettivo di fornire ai bambini colpiti un sostegno mirato nel loro sviluppo e nella loro maturazione. Numerose terapie di movimento neuropsicologiche e sensoriali, tra cui Bobath, Vojta, la psicomotricità e la terapia di integrazione sensoriale secondo Ayres, hanno influenzato la fondatrice di PäPKi, dott. Wibke Bein-Wierzbinski.

La terapia di sviluppo e apprendimento secondo PäPKi viene insegnata in Germania, Svizzera e Austria. Vengono offerti due corsi di formazione – uno basato particolarmente sul trattamento di lattanti e bambini nella prima infanzia, l’altro invece rivolto ai bambini di scuola elementare e in età prescolare.

La denominazione “Entwicklungs- und Lerntherapie nach PäPKi” (terapia di sviluppo e apprendimento secondo PäPKi) è un marchio registrato. Gli istituti di formazione e i terapeuti che desiderano utilizzare questo marchio sono tenuti a farsi dare l’autorizzazione per l’utilizzo dalla detentrice del marchio. Tale autorizzazione non è collegata all’iscrizione RME.

I disturbi funzionali dello sviluppo si manifestano sotto forma di disturbi circoscritti del linguaggio, dello sviluppo e dell’apprendimento. In questo contesto, “circoscritto” significa limitato o limitabile (quindi circoscrivibile). Contrariamente a disturbi profondi dello sviluppo, i disturbi circoscritti sono deficit di rendimento in limitate aree funzionali. Si tratta di disturbi che iniziano sempre nell’età della prima infanzia e che mostrano un progresso costante.

Concretamente si tratta di limitazioni o ritardi nello sviluppo di funzioni strettamente legate alla maturazione biologica del sistema nervoso centrale. Maggiormente colpiti sono la coordinazione dei movimenti, il linguaggio e le capacità visive-spaziali. Con l’avanzare dell’età dei bambini, i disturbi dello sviluppo spesso diminuiscono, tuttavia, deficit minori sono osservabili anche in età adulta.

Parecchi approcci terapeutici per il trattamento di disturbi circoscritti dello sviluppo si basano solamente sui sintomi. Tuttavia, dato che tali anomalie non costituiscono carenze educative, non si lasciano rimediare attraverso il ripetuto esercizio dei difetti. I bambini trattati in questo modo rischiano di sviluppare ulteriori strategie di compensazione e nuove anomalie comportamentali. Invece di esercitarsi sulle debolezze, è possibile recuperare le fasi di sviluppo mancate mediante l’aiuto della terapia di sviluppo e apprendimento secondo PäPKi.

A questo scopo viene allenato il naturale svolgimento di un movimento o il processo neuromotorio di erigersi. Ciò consente al bambino di erigersi da una posizione distesa, contro la forza gravitazionale, mediante l’aiuto dell’integrazione sensoriale (percezione centrale e elaborazione degli stimoli sensoriali). La terapia PäPKi supporta in modo specifico il sistema neuronale e lo sviluppo neuromotorio.

Mediante la terapia di movimento si possono ridurre i ritardi dello sviluppo e creare convergenze nel tronco cerebrale (ricongiungimento di conduzioni emozionali). Ciò migliora la coordinazione dei movimenti motori rudi, nonché anche di quelli fini, visivi e articolatori.

Con una maggiore auto-percezione corporea si migliora inoltre anche lo sviluppo dell’auto-competenza, della competenza sociale e della competenza di apprendimento del bambino in crescita. Mediante la terapia PäPKi si possono ridurre un gran numero di anomalie comportamentali.

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La terapia Dorn è un metodo di trattamento manuale e delicato che viene utilizzato per eliminare i blocchi vertebrali e articolari. Delicato in questo caso significa che non vengono utilizzate leve lunghe e tecniche d'impulso, ma soprattutto la pressione costante delle mani.

La terapia Dorn risale a Dieter Dorn, che ha sviluppato il metodo nel 1975. L'innesco era una lombaggine, di cui Dorn, ai tempi contadino e proprietario della segheria di Lautrach, nell'Algovia bavarese, soffrì. Per questo motivo visitò un vecchio contadino del villaggio vicino, che con un semplice trattamento manuale riuscì a liberarlo dal suo dolore. In seguito, Dorn apprese queste tecniche e le applicò alla sua cerchia di conoscenti. Raggiunse i suoi primi successi con la cura dei mal di testa cronici della moglie, sicché anche i suoi vicini di casa, colleghi e clienti cominciarono a rivolgersi a lui per i loro problemi alla colonna vertebrale e alle articolazioni. A metà degli anni '80, l'ortopedico e chirurgo Thomas Hansen scoprì i trattamenti di Dieter Dorn e lo incoraggiò ad organizzare seminari per consentire ad altre persone di praticare il suo metodo. Fu così che la terapia Dorn si diffuse, principalmente nei paesi di lingua tedesca, divenendo molto popolare anche in Svizzera.

Lo scopo della terapia Dorn è quello di raddrizzare il corpo dal basso verso l'alto. Poiché la statica dell'essere umano si compone partendo dai piedi come base per arrivare alle gambe, il bacino e la spina dorsale e infine alla testa, anche il trattamento viene eseguito seguendo questo ordine. Questa cosiddetta "sequenza costruttiva" di trattamento è un aspetto elementare. Una terapia Dorn completa include tutte le articolazioni del corpo.

Da un lato, l’obiettivo del terapeuta è quello di correggere le differenze di lunghezza delle gambe. Dall’altro, dovrebbe riportare le vertebre – che non sono nella loro posizione normale – nella posizione corretta senza essere costretto ad applicare una massiccia pressione meccanica. La terapia Dorn si basa sul presupposto che anche le vertebre leggermente contorte portano a un dolore cronico, soprattutto nella schiena e nei glutei.

Il terapeuta lavora solo con le mani, dunque non usa farmaci o attrezzature ausiliarie. Spesso, con la sola pressione del pollice, riesce a riportare le vertebre bloccate nella loro posizione corretta. È richiesta la collaborazione del paziente che in contemporanea deve eseguire alcuni movimenti ben precisi. La partecipazione del paziente al trattamento ha un ruolo fondamentale nella terapia Dorn e comprende anche esercizi di auto-aiuto, che devono essere eseguiti quotidianamente a casa per un certo periodo di tempo.

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La terapia Lomilomi è una terapia del corpo originaria delle Hawaii, che non solo tratta i muscoli, le fasce e le articolazioni, ma anche lo scheletro e gli organi interni. «Lomi» significa impastare, premere, accarezzare. Il raddoppio della parola rafforza questo significato.

Il Lomilomi faceva parte della medicina tradizionale delle Hawaii ed era praticato da specialisti locali. Il massaggio Lomilomi era usato insieme alla medicina erboristica nel trattamento delle malattie. Era una parte importante della vita quotidiana e veniva offerto anche in altri contesti, per esempio come espressione di ospitalità o come massaggio rilassante in famiglia. Durante la cristianizzazione della popolazione hawaiana, il trattamento curativo tradizionale è stato vietato e spinto nell'illegalità, che è terminata solo nel 2001 con una regolamentazione legale generalmente accettata.

Oggi, il massaggio Lomilomi è di nuovo una parte centrale del sistema medico delle Hawaii e si sta diffondendo in tutto il mondo. Parti di erboristeria, osteopatia, chiropratica e meditazione si trovano nella terapia Lomilomi. Allo stesso tempo, il Lomilomi è strettamente connesso alle cerimonie e ai rituali della cultura locale, come la danza tradizionale hawaiana (hula), l'attitudine alla vita (Ho¿oponopono = portare equilibrio) e l'arte marziale hawaiana (Lua).

Secondo la visione hawaiana della salute e della malattia, il corpo umano, la mente e la coscienza formano un'unità che è fondamentalmente capace di autoregolazione (omeostasi). Alle Hawaii, le ossa sono considerate la sede della forza, della conoscenza e dell'esperienza, il che include anche i traumi o le lesioni fisiche. Si presta particolare attenzione all'addome, perché è qui che si trova il sistema nervoso enterico - chiamato anche cervello addominale - che è importante per il benessere e il sistema immunitario.

La mobilità limitata e il disagio fisico e mentale possono essere causati da tensioni di vario tipo e origine. La tensione complica anche il lavoro del sistema sanguigno, nervoso e linfatico, il che può portare a un deterioramento delle condizioni generali. La terapia Lomilomi è progettata per rilasciare queste tensioni e blocchi a livello fisico e mentale, per rimettere in movimento il corpo e ripristinare l'armonia di corpo, mente e anima.

Con il rilascio della tensione, la circolazione linfatica, arteriosa e venosa in tutto il corpo viene stimolata, il sistema immunitario viene sostenuto e stabilizzato. Si migliorano le funzioni respiratorie, digestive ed escretorie e si stimolano le componenti sensoriali e motorie del sistema nervoso. La manipolazione addominale tipica della terapia Lomilomi ha un effetto diretto sugli organi interni. Il sistema nervoso parasimpatico (nervo di riposo o di recupero) si attiva e con esso il metabolismo, il recupero e l'accumulo delle riserve proprie del corpo.

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La terapia miofunzionale (TMF) (dal greco mys = muscolo) è un trattamento che consente di attenuare le anomalie della muscolatura facciale e masticatoria, prevalentemente in età infantile, e di eliminare i difetti di deglutizione.

La constatazione del fatto che le anomalie muscolari, in modo particolare nell’area facciale, possano influenzare negativamente l’articolazione delle parole e l’occlusione dentale, già all’inizio del XX secolo portò allo sviluppo di diversi esercizi per la muscolatura del volto. Negli anni Sessanta Walter J. Straub presentò negli Stati Uniti il primo sistema miofunzionale per l’eliminazione dei difetti di pronuncia, seguito da numerosi programmi di TMF. Il metodo terapeutico miofunzionale oggi in uso in Europa risale al patologo del linguaggio americano Daniel Garliner, che negli anni Settanta pubblicò numerosi articoli scientifici sull’argomento, tenendo corsi in molti paesi, tra cui anche la Germania. Il suo sistema, attuabile a livello didattico, viene oggi insegnato e sviluppato in tutta Europa in diverse scuole.

La terapia miofunzionale viene impiegata nel trattamento dei cosiddetti disturbi miofunzionali, ovvero delle alterazioni della mobilità e del tono della muscolatura orofacciale interna ed esterna. In condizioni normali le forze della lingua e degli altri muscoli all’interno del cavo orale sono equilibrate e interagiscono armonicamente per consentire la deglutizione, che è invece disturbata in presenza di difetti miofunzionali. In questi casi la lingua non viene premuta verso l’alto, contro il palato duro, bensì contro o tra gli incisivi e i molari, non riuscendo pertanto a trasportare una quantità sufficiente di cibo, liquidi o saliva e aumentando il lavoro a carico della muscolatura periorale.

Anomalie di questo tipo possono avere innumerevoli ripercussioni sulla muscolatura del cavo orale e sui denti, portando ad esempio ad un errato posizionamento della lingua a riposo, alla comparsa di difetti di pronuncia, alla costante inspirazione attraverso la bocca con conseguente aumento della predisposizione alle infezioni delle vie respiratorie, ad un'errata disposizione dei denti, a malformazioni delle ossa mascellari e a disturbi all’articolazione temporo-mandibolare. A ciò si aggiungano le lesioni alla muscolatura del volto, nonché problemi di tono e postura.

Un disturbo miofunzionale può essere provocato dall’allattamento del poppante con il biberon anziché al seno, dalla suzione prolungata del pollice o dall’onicofagia, da difficoltà di respirazione nasale causate da allergie, dall’ingrossamento delle tonsille o da polipi, nonché da anomalie dell’ossatura del volto.

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La terapia del respiro, nota come “respiro percepibile”, è un lavoro fisico complessivo in cui la respirazione viene percepita in modo consapevole. La chiave per percepire il respiro consiste nell’inspirare profondamente, espirare senza bloccare il respiro e attendere che il respiro ritorni da solo. Da queste funzioni respiratorie involontarie e mediante la concentrazione di chi si esercita viene risvegliata la sensibilità. Con dedizione e attenzione si possono così comprendere le leggi del respiro involontario, senza turbarne i processi. Questo avviene in particolare perché i movimenti respiratori – la dilatazione delle pareti corporee durante l’inspirazione e il ritorno alla posizione iniziale nell’espirazione – vengono percepiti attentamente con le relative sensazioni. Chi si esercita si accorge dove il respiro scorre, dove viene impedito o bloccato e dove ne derivano stati di tensione o limitazioni.

Aumentando l’esperienza respiratoria e l’esercizio, la sensibilità individuale viene esercitata e acuita e si ha una maggiore capacità di concentrazione. Nell’interazione tra respiro e movimento, si comprende il significato dell’equilibrio interiore e dei suoi influssi su se stessi e sull’ambiente. Mediante semplici esercizi fisici da praticare da seduti, in piedi, mentre si cammina o da sdraiati, il respiro naturale viene rivitalizzato e si può così comprendere in modo consapevole.

Le varianti odierne della terapia del respiro risalgono in particolare a Ilse Middendorf e Klara Wolf. Esistono però numerose altre forme di terapia del respiro.

Origine: Guida alle terapie EGK

Nel senso stretto del termine, il training autogeno non è un metodo di cura bensì un aiuto al rilassamento. Fu sviluppato più di 60 anni fa dal medico tedesco J.H. Schultz. Questo metodo di rilassamento oggi è molto diffuso e generalmente riconosciuto.

L’azione si basa sul rilassamento della muscolatura, sulla distensione del respiro, sul generale aumento del benessere e della capacità di concentrazione. Il training autogeno è adatto per calmare e rilassare e per coadiuvare numerose terapie.

Dolore alla testa? Battito cardiaco accelerato? Il livello elementare del training autogeno comprende esercizi inerenti a quattro organi: la testa, il cuore, le vie respiratorie e gli organi dello stomaco. Le formule e le rappresentazioni agiscono direttamente sugli organi attraverso il sistema nervoso vegetativo. Questo processo modifica le singole funzioni del corpo ma anche la capacità di percezione e reazione. Come sistema complessivo, il training autogeno è un metodo consolidato, con un’elevata azione terapeutica.

Origine: Guida alle terapie EGK

La parola yoga significa tensione, ma anche rilassamento e unione. Questo antico metodo indiano, che prevede la liberazione dello spirito attraverso la predominanza sul corpo, include determinate posture del corpo e processi di movimento collegati a tecniche respiratorie mirate.

Gli effetti dello yoga sul corpo, l’anima e lo spirito sono numerosi e benefici. Una particolare importanza è attribuita al rilassamento. Gli esercizi non dovrebbero essere fatti senza rilassamento prima e dopo. Un altro momento importante è l’intuizione. Nonostante lo stretto rapporto tra il maestro e gli allievi e le istruzioni esatte, chi pratica yoga dovrebbe imparare ad ascoltare la sua guida interiore: voci, pensieri, sensazioni. Lo yoga non dovrebbe mai essere un semplice esercizio fisico, bensì anche lo scambio con il cosmo e il divino.

Origine: Guida alle terapie EGK